Messina Denaro, arrestati anche i figli dell'autista
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Messina Denaro, arrestati anche i figli dell’autista

Matteo Messina Denaro

Nuovi sviluppi nell’indagine della latitanza di Matteo Messina Denaro: “Anche loro nella rete di protezione del boss”.

L’operazione di polizia che ha portato all’arresto di Matteo Messina Denaro continua a produrre effetti: i figli dell’autista del noto capomafia sono stati arrestati con l’accusa di aver contribuito alla sua latitanza. I fratelli Luppino, che hanno permesso al boss di rimanere nascosto per anni, sono indagati per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena.

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Matteo Messina Denaro

L’arresto dei fratelli Luppino

Antonio e Vincenzo Luppino, figli dell’imprenditore di Campobello di Mazara Giovanni Luppino (l’autista di fiducia di Messina Denaro che è finito in manette con lui il 16 gennaio 2023), sono stati arrestati dai carabinieri del Ros.

Le accuse contro i due fratelli sono pesanti: favoreggiamento della latitanza e associazione mafiosa. Inoltre, i Luppino sono sospettati di aver trasferito somme di denaro significative a Laura Bonafede, presunta amante del boss, e di aver partecipato attivamente alla rete di protezione che ha garantito la latitanza del capomafia di Cosa Nostra.

La protezione mafiosa di Messina Denaro

Le indagini sulla latitanza del boss si fanno sempre più intricate, portando all’arresto di diversi soggetti che hanno permesso nel complesso che Messina Denaro restasse latitante per ben 30 anni. Dopo l’arresto della “vivandiera” del boss, Lorena Lanceri, e di suo marito Emanuele Bonafede, i Carabinieri di Trapani portano in carcere anche Antonio e Vincenzo Luppino.

La famiglia Luppino, soprannominata “Mustusi” per la loro storia legata alla produzione di mosto, è stata identificata come parte integrante del sistema di supporto al boss latitante. Gli investigatori hanno scoperto che i due fratelli abitavano vicino all’ultimo rifugio di Messina Denaro e che avevano accesso a informazioni cruciali per la gestione della sua latitanza.

Inoltre, Antonio e Vincenzo sono stati coinvolti nella ristrutturazione del covo e nel trasporto del boss. All’ex latitante la famiglia ha fornito “prolungata e variegata assistenza durante la latitanza e partecipando al riservato sistema di comunicazioni attivato in suo favore”, fa sapere il Ros.

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ultimo aggiornamento: 13 Febbraio 2024 14:42

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